L'emergenza in Afghanistan

Sicuramente il 2022 è iniziato per tutti noi diversamente da come avremmo sperato.

Prima, il protrarsi dell'emergenza sanitaria e la gestione delle conseguenti problematiche nella nostra vita di tutti i giorni, poi, l’ottimismo per una nuova ripartenza, ma nello stesso tempo, il clima di incertezza generato dalle attuali tensioni geopolitiche, stanno impegnando molte delle nostre risorse.

Ma nel resto del mondo cosa sta accadendo?

Pensiamo all'Afghanistan: la ritirata delle truppe Usa dal paese che tanto ha impressionato l'opinione pubblica l’estate scorsa, di cui abbiamo avuto notizie per alcuni (pochi) giorni che conseguenze ha portato, ad oggi? Come scorre la vita lì, per nostri coetanei o per i coetanei dei nostri figli o nipoti?

Tutto cancellato da altre notizie.

Il nuovo anno in Afghanistan è iniziato con una crisi umanitaria senza precedenti, che si innesta su una situazione già grave, segnata da quattro decenni di instabilità, povertà, conflitti e discriminazioni su base etnica e religiosa. In aggiunta, nel paese, il COVID-19 rimane una minaccia reale e presente, per una popolazione solo in minima parte vaccinata.

Quasi 23 milioni di persone, ovvero il 55 per cento della popolazione, vive in condizioni di insicurezza alimentareL'economia è in caduta libera. Milioni di bambini e adolescenti non vanno a scuola, i diritti fondamentali, specialmente di donne e ragazze sono ancora più sotto attacco di prima.

Per chi vive nel paese la carenza di alloggi isolati termicamente e di indumenti pesanti, la disponibilità ridotta di combustibili per il riscaldamento e la quantità inadeguata di cibo e forniture mediche sono solo alcune delle ulteriori privazioni che si devono fronteggiare, in un periodo in cui le temperature scendono ben al di sotto dello zero.

Dall'altra parte, sono oltre nove milioni le persone che si sono trovate costrette a fuggire dalle loro case e ora sono sfollate all’interno del paese, rinunciando a tutto ciò che avevano, casa, lavoro, affetti, scuola, amicizie. Dall’inizio di quest'anno si sono registrati circa 112 mila arrivi di persone dall'Afghanistan nei paesi limitrofi (tra cui Iran e Pakistan), che sono andati a sommarsi ai 2,2 milioni di rifugiati afgani fuggiti in questi paesi nel corso degli anni precedenti.

 

Unitamente a queste notizie disastrose apprendiamo però che ci sono singoli e associazioni che lavorano ogni giorno per fare la propria parte a supporto di questo popolo in un momento storico così difficile.

Fondazione EOS ha scelto, fin da subito, a partire dallo scorso autunno, di affiancare con il proprio contributo concreto UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e la Comunità di Sant'Egidio che stanno lavorando con modalità diverse ma assolutamente complementari per rispondere a questa emergenza che si configura come una delle crisi umanitarie più gravi che si possano ricordare e che segnerà per sempre il futuro delle nuove generazioni.

UNHCR è una delle poche realtà rimaste nel paese e sta lavorando senza sosta per garantire aiuti via terra attraverso i paesi confinanti con l’Afghanistan e con ponti aerei umanitari. Ad oggi, grazie anche alle nostre donazioni, hanno portato assistenza a circa 916.000 persone sfollate, potenziando i loro interventi a partire dalla metà del mese di agosto. Di queste, circa 295.600 hanno ricevuto beni di prima necessità, tra cui tende, coperte, set per cucinare, kit igienico-sanitari e lampade solari.

È stato attivato un piano specifico in risposta all’emergenza freddo per aiutare le famiglie sfollate a far fronte a delle condizioni climatiche che spesso sono estreme. I beni di prima necessità previsti da questo piano includono coperte termiche e indumenti invernali, la riparazione degli alloggi esistenti, la distribuzione di teli impermeabili e materiali isolanti.

UNHCR sta inoltre erogando aiuti in contanti alle famiglie vulnerabili, affinché possano soddisfare ulteriori esigenze nei mesi più freddi (per esempio acquisto di combustibile per il riscaldamento), sta provvedendo all’ assistenza psicosociale e facendo investimenti nei settori della salute, dell’istruzione, dei mezzi di sussistenza e delle infrastrutture comunitarie.

La Comunità di Sant'Egidio, invece, ha dato vita ad un progetto che prevede un piano straordinario di accoglienza e integrazione per i rifugiati afghani giunti in Italia, sia attraverso evacuazioni organizzate dal Governo italiano, sia grazie a Corridoi Umanitari dalla Grecia e dalla Bosnia, due luoghi simbolo della rotta migratoria per coloro che sono in fuga dall'Afghanistan. Fornisce ai rifugiati supporto nel completamento delle attività pre-partenza, visti e documenti per viaggi sicuri e legali in Italia, così come accoglienza alloggi e sostegno una volta arrivati nel nostro paese al fine di una loro graduale integrazione.

Un ulteriore progetto, nato a novembre, prevede l'attivazione di un Corridoio Umanitario dall'Afghanistan e dai paesi limitrofi per circa 1200 profughi.

Attualmente, anche grazie al nostro contributo, sono riusciti ad accogliere in Italia, due famiglie afghane provenienti dalla Grecia (dai campi profughi di Lesbo), che si sono stabilizzate a Roma e hanno pienamente iniziato il loro percorso di integrazione; i minori di questi nuclei familiari sono iscritti a scuola, mentre gli adulti frequentano lezioni di lingua e cultura italiana.

 

Siamo orgogliosi di essere al fianco di UNHCR e della Comunità di Sant' Egidio e cogliamo l'occasione di ringraziarli per il lavoro svolto ogni giorno.

Siamo convinti che, tenendo alta l'attenzione e supportandoli nel fronteggiare questa emergenza in un paese come l'Afghanistan che conta il 42% della popolazione di età inferiore ai 15 anni (*fonte: World Bank, 2019), stiamo dando un aiuto concreto a tanti bambini e adolescenti a superare questa difficile fase e, anche se in minima parte, a migliorare le loro prospettive di vita.

 

Crediti foto © UNHCR/Andrew McConnell